Presentazione mostra "Delicate suggestioni" a Cefalù ( 21 agosto – 17 settembre 2016 )

di Rosalia Liberto

 

Delicate suggestioni giungono dalle creazioni di Lorenzo Maniscalco comunicando con un linguaggio artistico che abbraccia numerosi simboli e significati. La materia, il colore, la plasticità intensa, carica pulsante dell’artista, emergono nelle sue opere avvolte da un silenzio sacro e contemplativo. La mostra, che ha per titolo “Delicate suggestioni”, evoca la fragilità dei materiali utilizzati, quali le ceramiche, che in maniera innovativa entrano nella tavolozza dell’artista, dove prendono forma come sculture, petali, materici frammenti di qualcosa che si scompone e si ricompone mediante l’intervento dell’Artista, che vi dona un senso … Le tele ribaltate sono il paradigma di ciò che solitamente è nascosto : “l’insolito, l’altro, ciò che viene spesso ignorato” riceve da Maniscalco dignità e finalmente fa da supporto all’arte. Altro universo che l’artista indaga è la donna: madre, compagna, seduttrice, affascinante essenza, presenza sinuosa, perfezione estetica, costantemente in dialogo con il tempo, rappresentato dagli orologi, e con quella natura selvaggia, avvolgente e complessa che si fa surreale coprotagonista delle Opere. Infine, le curiosità di Maniscalco, le tele in cui utilizza il caffè, sono effervescenti, ricche di sensualità, si direbbe dall’aroma intenso. Le ballerine, si muovono a ritmo di musica, ma senza musica, danzano ma non danzano, l’artista le immagina fluttuanti così nelle sue opere, magicamente presenti a chi le osserva, dal respiro fresco, che si fa bellezza e ne rivela sensi arcani.

 

 

 

"Fragile e pungente come un coccio di vetro. L'arte di Lorenzo Maniscalco"

 di Margherita Ingoglia - luglio 2016

 

Gli ultimi lavori di Lorenzo Maniscalco, classe 1991, originario di Sambuca di Sicilia (nell’Agrigentino), studente di matematica(?!!) a Palermo,  si circondano di bellezza, fragilità, innovazione e sperimentazione. E’ sicuramente una serie pittorica nuova, meditativa, introflessa e pensata, a tratti quasi sofferta.

Tela, ceramica, pittura, caffè, legno sono gli elementi che rendono la nuova serie delle opere di Lorenzo Maniscalco una composizione complessa e assai sofisticata. Nella storia dell’arte la combinazione di pittura, tela e ceramica, risulta essere una vera innovazione. La presenza della ceramica, così come della figura femminile e della danza – in assenza di paesaggi reali, se non per la sola presenza della luna – agiscono con la libertà, con la capacità di uscire dai sentieri battuti, dalle abitudini e dal tempo. Si comportano come una vera rivoluzione artistica. Si presenta come atto di libertà, la danza, feroce e delicata, sacra e prosaica, fragile e portentosa del corpo femminile, diviene ritmica, scandita dal tempo. Gli orologi sono elementi costanti e perentori nelle opere del Maniscalco, sono oggetti reali che concorrono a creare il ritmo, a scandire il tempo insieme alla danza. Il segno, il disegno, lo studio del movimento inoltre, sono accompagnati dal gesto ricreato dalla ceramica rotta a cui l’artista/ matematico Maniscalco dona nuova vita. Esiste una pratica giapponese chiamata kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente oro (“kin”) che serve a  riunire, riparare, ricongiungere (“tsugi”) oggetti rotti.  Quando una teiera o un vaso prezioso cadono, frantumandosi in mille cocci, piuttosto che gettarli via, con  questa particolare arte, si evidenziano piuttosto le fratture. I cocci vengono saldati con colate d’oro, impreziosendole. Lo stesso accade all’artista siciliano che a quei cocci di terracotta e ceramica, ridona una  nuova dimensione nella composizione della tela. L’arte del Maniscalco si appropria ed esplora il valore salvifico della bellezza, generata dalla fragilità; ma la sua opera non è solo bellezza ed innovazione, l’arte di Lorenzo si avvale anche di una componente di sofferenza che quindi, sfugge a un ‘utilizzo’ dell’arte terapeutico. Un’immersione totale e senza armi, alla ricerca della verità. La frenesia di questi tempi, la velocità con cui le cose accadono, divorano talvolta l’istante in cui i fatti avvengono. Fragili diventano i corpi su cui il tempo sfiora le sue ali, rapido il secondo nel quale succedono i cambiamenti. Spesso accade che le cose capitino quando oramai è troppo tardi per poter tornare indietro e osservarli in miglior modo;  tornare indietro a quell’istante in cui lo sguardo era altrove. Il tempo inganna i commensali seduti al suo banchetto, fa credere che tutto sia immortale ed eterno, specialmente in giovane età, in verità però essa è solo parvenza, poiché il tempo rende ogni cosa vulnerabile, fugace e passeggera. Tornare indietro dunque è per tutti affare impossibile, tranne che per l’arte. Ci sono artisti capaci di sfidare questa rapidità del tempo, di immortalare la fragilità dei corpi e catturarne il momento. Guardarlo in faccia per raccoglierne la bellezza delle movenze. Tornare indietro a quegli istanti persi, e  ripercorrerli con un solo sguardo. La memoria, i ricordi, come una lanterna, una luna, un orologio ripercorrono quegli angoli bui di gioia e di dolore, per ridare a quelle ferite e a quelle cicatrici, una nuova bellezza da esibire. Lambire i pensieri con un nuovo ricordo che aiuti a superare il dolore. Per creare eternità in un’opera, la bellezza però non è sufficiente. Bellezza non è sinonimo di schiettezza, facilità, semplicità poiché le opere d’arte non sono solo ‘belle’,  ‘brutte’, ‘incomprensibili’ o ‘banali’: le opere d’arte, sono storie. I corpi femminili descritti da Lorenzo Maniscalco, anonimi, quasi manichini senza occhi, attraversano dimensioni surreali e vivono in paesaggi astratti. Danzano una musica che sembra cercare di accettare la propria fragilità. Lo spettacolo dell’arte, fa parte della ricerca sperimentale del Maniscalco, che non si stanca di indagare il corpo, il gesto, la danza e il tempo. A costo di voltare le spalle allo spettatore. 

 

 

 

Presentazione mostra "Sfaccettature di vita" a Ferrara ( 16 maggio – 16 giugno 2015 )

di Nadia Celi

 

Artè Primaluce è felice di presentare il pittore Lorenzo Maniscalco, nato a Sciacca (AG) il 16 marzo 1991, l’unico pittore di così giovane età previsto nel programma del 2015 della Galleria Artè Primaluce. Un ragazzo che vive per l’arte, nonostante il suo percorso universitario l’abbia portato a studi apparentemente opposti. Cresciuto in una famiglia di artisti, fin da piccolo ha mostrato grande attenzione e amore verso quella passione che suo padre ha saputo trasmettergli tramite il suo DNA. Affascinato soprattutto dalla pittura, si è iscritto all’Istituto Statale d’Arte di Sciacca, nella sezione di decorazione pittorica, dove si è diplomato con successo nel 2010. Durante questi anni ha partecipato a numerose estemporanee, collettive regionali e manifestazioni artistiche. Per realizzare un’opera Maniscalco, mi confessa, che l’idea può nascere da una qualsiasi situazione, da un volto particolare visto per caso per strada, ad un fatto di cronaca recente, da una scena rimasta impressa nella mente durante una giornata o da una vecchia foto che non vedeva da anni. L’arte è un insieme di emozioni che riesce a trasmettere tramite il disegno e la pittura, è un’arma che si ha a disposizione per esternare i propri ideali, i propri stati d’animo; è un qualcosa che permette di condividere col mondo i propri sentimenti più profondi. I suoi pittori preferiti sono Van Gogh e Picasso. Con la sua pittura non vuole far emergere l’inconscio dell’uomo ma vuole svelare i lati misteriosi dell’universo. Volutamente le sue immagini conservano un aspetto "pittorico", senza alcuna ricerca di illusionismo fotografico. Di notevole suggestione poetica sono anche i suoi accostamenti e le sue metamorfosi. Coniuga, nel medesimo quadro, cieli diurni e paesaggi; accosta, sospesi nel cielo, la luna e la figura. Alcune figure sono senza volto come se non volesse darle una identità. Per concludere Maniscalco riesce a rendere il tutto irreale. 

 

 

 

Salvatore Maurici su Lorenzo Maniscalco –  gennaio 2015

 

Parlare d’arte è sempre molto difficile, di fronte ad un’opera di grandi maestri necessariamente i pareri sono discordi, a maggior ragione se l’artista in questione è un giovane sia pur esso bravo e promettente. Nel caso di Lorenzo Maniscalco, lo confesso, sarei partigiano in modo sfacciato. Eppure farei torto all’Artista che vive in lui fin dalla nascita. Lorenzo è condannato ad essere artista, perché nella sua famiglia l’Arte è sempre stata di casa, e nello studio del padre appena nato ha cominciato ad odorare i colori e le varie soluzioni che solitamente vi si trovano. Ho visto crescere Lorenzo, picciutteddu sempri priatu, affettuosissimo, la grande amicizia che c’è con suo padre si è riversata e si è fortificata con lui. Ho seguito anche i suoi primi lavori, ammirandone la capacità di combinare i colori sulle tele; una meraviglia. Lo so, in una critica d’arte è disdicevole dire meraviglioso. I venditori di fumo, i critici quando scrivono di un artista cominciano a tessere tele ingarbugliate dove le parole finiscono per perdere il loro valore per diventare ronzio fastidioso per le povere orecchie degli incolpevoli partecipanti alle presentazioni delle mostre d’arte. Oggi Lorenzo nel suo nobile tentativo di scalare il mondo dell’Arte ha partecipato ad una bella collettiva, l’ennesima in questo suo percorso, i miei auguri perché arrivi sino in fondo, ha grandi capacità, spero per lui che non trovi ostacoli pretestuosi sul suo cammino.